Autore: Francesco Santon, Germano Bertin
Editore: Proget edizioni
Quota 7.100. Campo 4. Dhaulagiri I (8.172). La vetta sembra a portata di mano. La mente di Francesco Santon è lucida, la volontà pronta, ma il corpo non risponde. Inizia da qui il racconto di una singolare storia alpinistica. In dialogo con il giornalista Germano Bertin, Santon rivisita la propria avventura in ascolto della voce della montagna. I ricordi riemergono nitidi, precisi, dettagliati. Le emozioni riaffiorano vive e coinvolgenti: riescono a rendere presenti avvenimenti in realtà lontani nel tempo.
Il racconto, che non segue un rigoroso ordine cronologico, si muove con disinvoltura e grande forza evocativa: ogni montagna ha un nome; ogni vetta conquistata ricorda volti precisi, amici, compagni di avventura, taluni custoditi per sempre sotto la coltre di ghiacciai alti e irraggiungibili: emozioni indicibili, silenzi eloquenti, condivisioni preziose. Parole semplici, sussurrate dalla Montagna. Insegnamenti esigenti, appresi grazie alla capacità di andare avanti, di insistere, di ricominciare, di osare. Dialoghi essenziali, sono quelli che nascono ad alta quota, frutto di cammini e di traguardi che cambiano la vita. Fotografie interiori. Avventure vissute al limite delle forze. Memorie di uomini disposti alla fatica e sempre pronti a partire per una nuova avventura.
Autori
Francesco Santon ha vissuto sempre della propria professione di geometra. A trent’anni ha cominciato sulle Dolomiti e sulle Alpi. Nonostante un grave incidente di montagna, grazie all’aiuto dei suoi compagni di cordata, ha allargato i propri orizzonti, arrivando sull’Himalaya, sulla catena andina e in Patagonia. Ha organizzato numerose spedizioni e trekking, con l’unico obiettivo di rendere possibile l’approccio alla montagna a moltissimi alpinisti e amici, fino a raggiungere le vette piú alte del mondo.
Germano Bertin Giornalista e formatore, ha sempre amato e cercato la montagna. In Francesco Santon ha incontrato un maestro di alpinismo e un amico. Dopo aver ascoltato i suoi racconti, lo ha seguito anche in Nepal, dove “la voce della montagna” si fa sentire piú chiara e invita con forza piú suadente a guardarsi dentro con verità, a incontrare il silenzio, a riconoscere l’essenziale per vivere, ad accettare le proprie fragilità, fino a farle diventare opportunità, riconoscenza, stupore, coraggio, rispetto, condivisione, vita nuova.